BOOKMAKER ITALIANI (.IT) VS BOOKMAKER STRANIERI (.COM): ANALISI TECNICA E CONFRONTO
- Star Consulting
- 1 giorno fa
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In questo articolo confrontiamo i bookmaker con licenza italiana ADM (.it) e quelli stranieri (.com), focalizzandoci sul mercato del calcio.
Cerchiamo di fare luce su vari punti chiave.
Esamineremo le differenze di palinsesto e quote offerte, il ruolo dell’allibramento (marginazione) sul valore atteso, un confronto storico di quote (ad esempio nei mercati 1X2 e Over/Under) e una simulazione di impatto sul ROI con 1000 giocate.
Concluderemo con alcune considerazioni legali e di rischio relative ai bookmaker non ADM.
Palinsesto e Quote: differenze tra Bookmaker .it e .com
I bookmaker .it (ADM) operano sotto regolamentazione italiana, il che comporta alcune limitazioni strutturali.
Prima fra tutte il palinsesto (ovvero l’insieme degli eventi e mercati offerti) deve corrispondere agli eventi autorizzati da ADM.
Ciò significa che i siti .it possono proporre scommesse solo su campionati e tipologie di giocata approvati dal regolatore (salvo l’aggiunta di palinsesti complementari eventualmente consentiti). Al contrario, i bookmaker .com non sono vincolati da un palinsesto ufficiale italiano: offrono spesso una copertura globale di eventi, inclusi campionati minori, tornei esteri poco conosciuti e giocate speciali.
Mercati secondari e speciali: un vantaggio chiave dei .com è l’accesso a mercati secondari (esiti su corner, cartellini, marcatori, handicap asiatici, ecc.) con maggiore varietà e spesso quote più competitive.
I bookmaker .it tendono ad avere meno mercati “di nicchia” e, quando li offrono, applicano margini più alti (l’aggio sui mercati secondari può raggiungere ~8% sui siti .it).
In ambito .com, soprattutto presso operatori asiatici o sharp, anche le scommesse laterali sono proposte con margini ridotti e quote interessanti per il player.
Limiti di puntata e vincita: un’altra differenza tecnica riguarda i limiti di puntata.
I bookmaker .it (detti anche soft bookmakers) in genere applicano restrizioni severe alle puntate dei giocatori vincenti.
In molti casi, basta una breve serie di scommesse vinte con importi importanti per essere limitati o addirittura bannati, con soglie di puntata ridotte a livelli irrisori.
Inoltre, la normativa italiana impone un tetto massimo di vincita per singola scommessa, il che vincola ulteriormente l’esposizione massima per i .it.
I bookmaker .com tipicamente offrono limiti di puntata più alti e non hanno un tetto fisso di vincita così stringente.
I cosiddetti sharp bookmakers internazionali accettano volumi di gioco elevati da qualsiasi scommettitore, senza limitazioni o ban, e sono attrezzati per gestire rischi maggiori grazie a liquidità e volumi molto alti.
Per uno sport trader, poter piazzare grosse puntate senza timore di limitazioni è un vantaggio cruciale offerto dai .com rispetto ai .it.
Tempistiche e quote “early opening”: i bookmaker .com tendono anche ad aprire le quote con largo anticipo rispetto all’evento.
Le quote di apertura anticipata (early odds) permettono al trader di prendere posizione prima che il mercato si assesti, sfruttando eventualmente linee iniziali più vantaggiose.
Spesso i siti .com pubblicano le quote giorni (se non settimane) prima della partita, mentre i .it aprono i mercati più a ridosso dell’evento, spesso basandosi sulle quote già consolidate a livello internazionale.
Questa differenza di tempistica può influire sulle opportunità di valore: chi fa trading avanzato preferisce mercati early per anticipare movimenti di quota significativi.
Infine, va notato che i bookmaker .com operano in contesti altamente competitivi, il che li spinge a offrire quote mediamente più alte (payout maggiori) per attrarre scommettitori da tutto il mondo.
I .it, avendo un mercato chiuso nazionale, in passato offrivano quote meno generose; oggi la situazione è migliorata con l’ingresso di operatori internazionali anche su .it, ma permangono differenze che approfondiremo di seguito.
Allibramento (aggio) e impatto sul Valore Atteso
Un concetto tecnico fondamentale per valutare la convenienza delle quote è l’allibramento (detto anche aggio o lavagna).
L’allibramento è la percentuale di probabilità totale che il bookmaker incorpora nelle quote di un evento, includendo il proprio margine. In termini pratici, è la commissione implicita che lo scommettitore paga al banco ogni volta che punta.
Se la somma delle probabilità implicite nelle quote di un mercato supera il 100%, la differenza rappresenta il margine del bookmaker.
Facciamo un esempio: un allibramento del 105% indica che il book trattiene un margine del 5%, corrispondente a un payout del 95% per lo scommettitore.
Per capire come funziona, consideriamo un esempio banale ma illuminante: il lancio di una moneta equa.
La probabilità di testa o croce è 50% ciascuno, e la quota “fair” (senza margine) dovrebbe essere 2.00 per entrambi gli esiti.
In uno scenario ideale, la somma delle probabilità sarebbe 100% (50%+50%) e l’allibramento 100%.
Tuttavia, i bookmaker applicano un margine: tipicamente quotano gli esiti in modo che la somma delle probabilità sia, ad esempio, 105-108%, trattenendo quindi un 5-8% di vantaggio.
Nel caso della monetina, un bookmaker soft potrebbe offrire quota 1.90 per testa e 1.90 per croce (invece di 2.00).
Convertendo queste quote in probabilità implicite otteniamo ~52,6% + ~52,6% = 105,2%.
Il bookmaker in questo caso si riserva un margine di circa 5,2% (ovvero trattiene 0,10 in meno per ogni unità pagata sul risultato vincente).
Questo 5,2% rappresenta uno svantaggio per lo scommettitore in termini di valore atteso: su un gran numero di giocate simili, il giocatore perderebbe in media il 5,2% della somma puntata a causa del margine.
Al contrario, se un bookmaker offrisse quota 2.10 su testa o croce (pagando di più del fair 2.00), la situazione si ribalterebbe: il bettor avrebbe vantaggio matematico, perché verrebbe remunerato come se la probabilità fosse inferiore al 50% quando in realtà è 50%.
Questa sarebbe una scommessa di valore (value bet), con aspettativa positiva per lo scommettitore.
Come influisce tutto ciò nel confronto .it vs .com?
Generalmente, i bookmaker .it (soft) operano con margini più elevati rispetto ai grandi bookmaker internazionali.
È comune riscontrare allibramenti intorno al 105-106% sui mercati 1X2 di Serie A o Champions League offerti dai .it, il che equivale a un margine medio del 5-6% a sfavore dello scommettitore.
Su scommesse secondarie o eventi minori, questo aggio può salire ulteriormente (anche ~8%).
Al contrario, alcuni bookmaker .com, specialmente quelli sharp o di impostazione asiatica, lavorano con margini estremamente ridotti, nell’ordine dell’1.5-2%.
Ciò significa payout attorno al 98-99% su eventi calcistici di primo piano, lasciando allo scommettitore solo un 1-2% di svantaggio teorico.
In altre parole, a parità di probabilità reali, una quota .com sarà mediamente più alta della corrispondente quota .it, proprio perché l’aggio sottratto è inferiore.
Per uno scommettitore che cerca valore, giocare su mercati con allibramento basso è fondamentale: un margine ridotto aumenta il valore atteso delle giocate (o quantomeno riduce la perdita attesa se si scommette senza edge).
Va aggiunto che la distinzione soft vs sharp incide anche sulla possibilità di trovare quote vantaggiose: i soft bookmaker (categoria in cui rientrano molti .it) hanno sì margini alti, ma talvolta commettono errori di valutazione nelle quote, offrendo opportunità di valore per i trader attenti.
Dalla loro, i bookmaker sharp .com hanno quote calibrate quasi perfettamente sul mercato efficiente, lasciando pochissimi errori sfruttabili (ma compensano con quote alte e zero limitazioni).
Possiamo quindi dire che l’allibramento incide direttamente sul valore atteso: a parità di abilità nel pronosticare, uno scommettitore avrà un rendimento superiore operando su piattaforme con margini minori, ovvero tipicamente sui .com.
Quale impatto sul ROI?
Anche un delta del 5-10% nelle quote può influire in modo drastico sul ROI (Return On Investment) di lungo periodo.
Storicamente, il mercato italiano delle scommesse ha avuto payout più bassi rispetto a quello internazionale: basti pensare che per anni l’offerta media dei .it su un esito 1X2 di calcio si aggirava su payout del 90-95%, mentre alcuni bookmaker .com offrivano per gli stessi eventi payout del 97-98%.
Questo divario significa che, ad esempio, una quota casalinga che un .it propone a 1.85, all’estero poteva essere 1.95-2.00; oppure un Over 2.5 pagato 1.80 su .it poteva trovarsi a 1.90-1.95 su .com.
Facciamo un esempio concreto su un mercato 1X2 di calcio per illustrare la differenza: supponiamo una partita equilibrata dove il bookmaker .it offre le seguenti quote – 1 = 1.90, X = 3.40, 2 = 3.80.
Convertendo in probabilità implicite: 1/1.90 + 1/3.40 + 1/3.80 ≈ 0,526 + 0,294 + 0,263 = 1,083 (108,3%), corrispondente a un payout intorno al 92,3%.
Un bookmaker .com concorrente sullo stesso match potrebbe offrire quote più alte, ad esempio – 1 = 2.00, X = 3.50, 2 = 4.00. In questo caso: 1/2.00 + 1/3.50 + 1/4.00 = 0,500 + 0,286 + 0,250 = 1,036 (103,6%), cioè un payout di ~96,4%.
La differenza di pochi centesimi su ciascuna quota produce un margine complessivo molto diverso: il .it trattiene circa 8% di commissione, il .com solo 3-4%.
Per lo scommettitore/trader, questi 5-10 punti percentuali di differenza nelle quote possono distinguere tra una strategia vincente e una in perdita.
Immaginiamo un tipster che, con le proprie analisi, riesce a ottenere un rendimento del +5% sulle giocate effettuate alle migliori quote .com (ipotesi non irrealistica per un professionista bravo a trovare value bet).
Se quello stesso tipster avesse dovuto piazzare le medesime scommesse sui bookmaker .it – subendo quindi quote mediamente inferiori di ~5% – il suo margine sarebbe stato completamente eroso, portandolo circa al pareggio (ROI ~0).
Allo stesso modo, anche un delta più contenuto, ad esempio del 5%, può ridurre drasticamente il ROI: un rendimento atteso del +10% potrebbe scendere a +5%, oppure un +2% trasformarsi in un -3%. In generale, per ogni punto percentuale di quota “perso” rispetto al top di mercato, si perdono punti di ROI nel lungo periodo.
Diversi studi sul betting mostrano che, in mercati efficienti, il rendimento atteso di uno scommettitore è direttamente correlato al rapporto tra la quota ottenuta e la quota “fair”.
In ottica storica, molti scommettitori italiani hanno cercato di aumentare il proprio ROI piazzando le giocate su circuiti .com proprio per sfruttare quel boost di qualche punto percentuale sulle quote.
Naturalmente, bisogna anche considerare la varianza: nell’immediato, differenze piccole di quota possono non farsi sentire, ma su un campione ampio di scommesse (centinaia o migliaia) l’impatto cumulativo di quel 5-10% extra di payout è enorme.
Supponiamo di effettuare 1000 scommesse nell’arco di un anno, con la stessa tipologia di selezioni (stessa quota attesa e stessa probabilità di vincita) su due piattaforme: un bookmaker .it e un bookmaker .com che offre quote in media più alte del 10%.
Per semplicità, immaginiamo che ogni puntata sia di 1 unità e che, sulle 1000 giocate, ve ne siano 500 vincenti (ipotizzando un tasso di successo del 50% su eventi quotati attorno al 2.00, scenario utile per esemplificare il delta di rendimento).
Scenario .it: con l’allibramento del .it, la quota media offerta per questi eventi è poniamo 1.90 (circa il 5% sotto il fair 2.00, come nell’esempio precedente).
Su 500 scommesse vinte, l’incasso totale sarebbe 500 × 1.90 = 950 unità (considerando il profitto netto per unità vinta, cioè quota−1, equivale a 0,90 per scommessa).
Le 500 scommesse perse comportano una perdita di 500 unità. Il saldo finale dopo 1000 giocate risulta –50 (950 vinto − 1000 puntato), cioè un ROI di -5%.
Scenario .com (+10% quote): la quota media offerta dal bookmaker .com per gli stessi eventi è circa 2.09 (ovvero ~10% in più di 1.90).
In caso di 500 scommesse vinte, l’incasso totale sarebbe 500 × 2.09 = 1045 unità (profitto netto 1,09 per scommessa vinta).
Le 500 perdenti costano sempre 500 unità, quindi il risultato netto è +45 (1045 − 1000). Questo equivale a un ROI di +4,5%.
Con la stessa distribuzione di esiti (500 vinte, 500 perse) il giocatore passa da una perdita del 5% con le quote .it a un profitto del 4,5% con le quote .com più generose.
L’impatto sul ROI è di quasi 10 punti percentuali in questo esempio.
Se aumentiamo il tasso di successo (ipotizzando che il trader abbia un edge reale, ad es. 550 vinte su 1000), la differenza diventa ancora più marcata: nello scenario .it a quota 1.90 il profitto sarebbe modesto (circa +45 unità, ROI +4,5%), mentre nello scenario .com a quota ~2.09 il profitto salirebbe a ~+149 unità, con ROI ~+15% – triplicando il rendimento.
Naturalmente, ogni strategia di betting ha le proprie peculiarità, ma la lezione è chiara: ottenere quote anche soltanto del 5-10% più alte incide enormemente sui risultati a lungo termine.
In un contesto di 1000 scommesse (o più), massimizzare le quote diventa decisivo per migliorare il proprio yield.
Questo è il motivo per cui gli sport trader professionisti fanno shopping tra i bookmaker e utilizzano broker/market movers internazionali: assicurarsi la quota migliore sul mercato globale significa aumentare il valore atteso e, come abbiamo visto, il ROI finale.
Considerazioni legali e di rischio sui bookmaker .com non ADM
Per concludere, è doveroso menzionare gli aspetti legali e di rischio nell’utilizzo di bookmaker .com non autorizzati in Italia.
Questi operatori, infatti, non possiedono licenza ADM e di conseguenza la loro attività è fuori legge sul territorio italiano.
Ciò implica che scommettere su tali siti, oltre ad essere tecnicamente una violazione normativa, non garantisce alcuna tutela allo scommettitore.
In caso di controversie, mancati pagamenti o fallimento della società estera, il giocatore non può rivolgersi alle autorità italiane per ottenere il proprio denaro – diversamente da quanto accade con i bookmaker ADM, sottoposti a vigilanza e obbligati a requisiti di garanzia del capitale dei clienti. Inoltre, l’accesso ai siti .com non autorizzati è spesso oscurato in Italia e richiede aggirare i blocchi (con VPN o mirror), pratiche che comportano ulteriori rischi sul piano della sicurezza informatica e della privacy.
Detto questo, molti scommettitori professionisti valutano pro e contro: da un lato i vantaggi tecnici illustrati (mercati più ampi, quote migliori, limiti alti), dall’altro il rischio operativo e legale.
La scelta finale deve essere ponderata con attenzione.
Per la massima sicurezza, operare con bookmaker ADM rimane la strada raccomandabile; per la massima efficienza di trading, alcuni guardano ai .com assumendosi consapevolmente i rischi del caso.
In ogni caso, è importante ricordare che il capitale investito su siti non ADM non gode di protezione giuridica in Italia, e va quindi gestito con estrema prudenza.
Gli scommettitori evoluti dovrebbero considerare attentamente questi fattori quando costruiscono le proprie strategie di trading sportivo, poiché anche piccoli vantaggi nelle quote possono tradursi in grandi differenze di profitto nel lungo periodo