LA PRIVACY DELLE CRIPTOVALUTE PER CHI INVESTE
- Star Consulting

- 15 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 16 ott

Privacy on-chain per investitori: Monero o Bitcoin?
Quando parliamo di privacy dei nostri portafogli digitali non intendiamo un vezzo da cypherpunk: è un requisito di progetto che incide su rischio operativo, tassazione e protezione del capitale investito.
Tra gli asset più discussi in questo ambito ci sono Monero (XMR) e Bitcoin (BTC).
Stessa tecnologia di base—blockchain, UTXO/accounting, crittografia—ma filosofia opposta: privacy by default nel primo, trasparenza programmabile (privacy opt-in) nel secondo. Comprendere differenze e implicazioni è cruciale per chi investe o lavora con le criptovalute e la blockchain.
Cosa intendiamo per “privacy” su blockchain
La privacy non è solo “nascondersi le proprie credenziali”.
Su una rete pubblica riguarda tre dimensioni: linkability (riuscire a collegare input e output di una transazione), amount privacy (nascondere l’importo) e network privacy (non esporre l’origine IP del broadcast).
Ogni protocollo fa scelte diverse su quali strati privilegiare e con quale compromesso in termini di performance, costi e UX.
Qui sta il primo bivio tra Monero e Bitcoin.
Monero: privacy by default
Monero integra nel protocollo tre meccanismi chiave.
Primo: le stealth addresses.
Il destinatario pubblica un solo indirizzo, ma ogni pagamento viene reindirizzato a un indirizzo monouso generato dal mittente; osservando la blockchain, quegli output non sono collegabili tra loro né al “pubblico” del destinatario.
È un modo elegante per spezzare la linkability a monte.
Secondo: le ring signatures (oggi nella variante CLSAG) che mescolano l’input reale con un insieme di “decoy inputs”: un osservatore non può sapere quale UTXO stia realmente spendendo l’utente.
L’upgrade a CLSAG ha reso le firme più snelle e più rapide da verificare, con benefici diretti su latenza e fee—un aspetto spesso trascurato quando si parla di privacy “pura”.
Terzo: RingCT (Confidential Transactions) oscura gli importi con impegni crittografici; la rete verifica la correttezza degli stati senza rivelare le quantità trasferite.
Per chi gestisce processi sensibili, significa impedire che metriche di volume, flussi ricorrenti o pattern stagionali vengano dedotti a colpo d’occhio dall’on-chain.
(Per una panoramica tecnica su RingCT e i mattoni—Pedersen commitments, firme, indirizzi stealth—rimandiamo a letteratura divulgativa per developer.)
C’è poi lo strato network.
Monero ha adottato Dandelion++ per offuscare l’origine del broadcast delle transazioni: invece di “gridarlo” subito a tutti i peer, il messaggio percorre una fase “stem” più discreta prima di diffondersi (“fluff”).
Non è una garanzia assoluta contro avversari potenti, ma alza la soglia di costo per il tracciamento IP-based.
Bitcoin: trasparenza programmabile (privacy opt-in)
In Bitcoin l’on-chain è trasparente per design: UTXO, importi e script sono visibili.
La privacy nasce da procedure e strumenti applicati sopra il protocollo.
Le famiglie più note sono i coinjoin (coordinati o P2P, con varianti moderne come WabiSabi), i payjoin (BIP78), e le proposte coinswap (scambi indistinguibili da normali tx).
Dal 2021 Taproot ha reso più omogenea la superficie delle transazioni complesse: molte spese “avanzate” ora sembrano pagamenti semplici, migliorando la fungibilità osservabile e riducendo gli indizi per l’analisi euristica.
Questi strumenti non “magicamente” rendono private tutte le transazioni, ma offrono privacy differenziale a chi li adotta con disciplina (coin control, gestione UTXO, evitare cross-contamination).
Un capitolo a parte è il Lightning Network: sposta i pagamenti off-chain, riducendo tracce pubbliche (specie per micropagamenti ricorrenti).
Non è un sistema anonimo, ma può attenuare la visibilità di certi flussi e, insieme a Taproot, comprimere segnali on-chain.
Anche qui, l’efficacia dipende da pratiche d’uso e minacce modello.
“Tracciabilità”: cosa dicono le ricerche
La narrativa comune è che Monero sia “intracciabile” e Bitcoin “tracciabile”.
In realtà il quadro è graduale.
Sulle chain trasparenti gli analytics partono avvantaggiati; su Monero gli stessi metodi incontrano ostacoli protocol-level (ring, amount hiding, stealth).
È il motivo per cui molte indagini ammettono che Monero renda più difficile—e costoso—ricostruire i flussi, pur non essendo una corazza invulnerabile (restano superfici come l’uso di exchange, errori operativi, correlazioni temporali, network-level).
Chi fa analisi forense segnala infatti barriere tecniche specifiche di XMR rispetto a BTC; è un dato utile per chi valuta rischio/beneficio in ottica compliance o ricerca.
Implicazioni operative per investitori e team data-driven
La scelta tra BTC e XMR non è un referendum ideologico: dipende dal caso d’uso.
Se il vostro obiettivo primario è public audability, rendicontazione e integrazione con infrastrutture istituzionali, la trasparenza di Bitcoin (con privacy opt-in ben gestita) offre un equilibrio solido: prove facilmente verificabili, tooling maturo, liquidità profonda e ampia copertura di custodian e fornitori.
Se invece la priorità è minimizzare la linkability e oscurare importi a livello protocollo, Monero è progettato per dare queste garanzie di default, riducendo la dipendenza da procedure utente e da wallet avanzati.
In entrambi i casi il fattore critico resta il comportamento dell'utente.
Su Bitcoin, coinjoin/payjoin mal configurati o riutilizzi di indirizzo annullano i benefici.
Su Monero, appoggiarsi a remote node non fidati o commettere errori di opsec fuori dalla chain (metadati, tempistiche, endpoint) può esporre correlazioni indesiderate.
I manuali tecnici suggeriscono approcci ben definiti: preferire full node sotto il proprio controllo, separare contesti (accounting, operatività, test), documentare gli assunti con cui si interpretano i dati.
Trade-off di costo, UX e mercato
La privacy ha un prezzo.
Sul fronte costi/tempi, i meccanismi di offuscamento e validazione in Monero possono aumentare dimensione/complessità delle transazioni rispetto a un pagamento base su Bitcoin; d’altro lato, l’upgrade a CLSAG ha mitigato parte del costo unitario.
Sul versante user experience, Bitcoin beneficia di un ecosistema sterminato di strumenti, ma richiede più disciplina procedurale per ottenere un livello di privacy accettabile.
Quanto a mercato e listing, la realtà è sfaccettata: la liquidità BTC resta superiore e alcuni exchange hanno politiche restrittive verso privacy-coin; ciò influisce su slippage, tempi di regolamento e percorso KYC/AML.
Qui non esiste “meglio/peggio” in assoluto: esiste coerenza tra obiettivo, vincoli di compliance e costo operativo.
Due esempi operativi su Bitcoin e Monero
A) Bitcoin: riservatezza opt-in
Scenario: pagamento a un fornitore estero, mantenendo bassa la “scia” informativa pubblica e alta la tracciabilità interna.
Preparazione
Create due wallet distinti: Tesoreria (cold) e Operativo (hot).
Impostate il wallet Operativo su indirizzi Taproot (P2TR); abilitate coin control e labeling delle UTXO.
Aprite un registro interno (sheet/DB) con: data, importo, controparte, scopo, hash documenti.
Provisioning dei fondi
Alimentate il wallet Operativo solo con l’importo necessario + fee stimata, evitando consolidazioni massicce.
Se usate un custodian, annotate riferimenti di prelievo (TXID/ID richiesta) per riconciliazione.
Allineamento con la controparte
Concordate tipo di indirizzo (preferibile P2TR) e finestra temporale di regolamento.
Se la controparte lo supporta, valutate PayJoin (BIP78) per ridurre la linkability del grafo (altrimenti normale pagamento on-chain).
Esecuzione della transazione
In coin control selezionate UNA UTXO idonea (o il minimo necessario).
Impostate change su un nuovo indirizzo del wallet Operativo (mai riutilizzare).
Abilitate RBF per poter aggiornare la fee in caso di congestione.
Verificate checksum dell’indirizzo, importo e memo off-chain; quindi broadcast.
Conferma e prova
Inviate alla controparte il TXID e concordate il numero di conferme.
Archiviata la conferma, salvate nel registro: TXID, indirizzo del destinatario, UTXO di input usata, file di supporto.
Igiene post-pagamento
Evitate consolidazioni automatiche del resto con UTXO di altri flussi.
Programmate, se necessario, consolidate periodiche e documentate (stesso cluster operativo), non ad-hoc.
Mantenete separati i percorsi “KYC” e “non-KYC” a livello di labeling/contabilità.
Compliance invariata: rendicontazione fiscale/AML resta dovuta.
B) Monero: riservatezza by default con prova selettiva
Scenario: pagamento ricorrente (retainer) a un consulente, con importo e linkability schermati, ma verificabile su richiesta.
Preparazione
Eseguite o collegatevi a un nodo Monero affidabile (idealmente vostro).
Create un wallet e generate una subaddress dedicata al consulente (migliora bookkeeping).
Definite in contratto come gestire la prova di pagamento (view key o prove puntuali).
Allineamento
Condividete la subaddress al destinatario e concordate la priorità fee (velocità).
Stabilite il canale di notifica per TXID e ricevuta (email firmata/PDF con hash).
Esecuzione della transazione
Dal wallet, inviate l’importo alla subaddress del consulente.
Annotate TXID e orario; opzionale: recuperate la tx key (chiave di transazione) per prove future.
Prova selettiva (quando serve)
Per dimostrare un pagamento a un revisore o alla controparte, fornite TXID + indirizzo del destinatario + tx key; con questi elementi la parte autorizzata può verificare l’avvenuto accredito senza rivelare ad altri l’importo complessivo dei vostri flussi.
In alternativa, potete concedere view-only access (view key) a un auditor designato per un periodo limitato, così da permettere riconciliazioni senza cedere il controllo delle chiavi di spesa.
Riconciliazione del destinatario
Il consulente verifica nel proprio wallet l’arrivo sulla subaddress; in caso di audit incrociato usa TXID/tx key per confermare l’origine.
Igiene post-pagamento
Conservate in modo sicuro seed, file del wallet e registro dei pagamenti (data, causale, TXID).
Aggiornate regolarmente il nodo/wallet per beneficiare degli upgrade di sicurezza e performance.
Anche qui: privacy ≠ opacità verso chi ha titolo. Prevedete procedure di due diligence con accesso selettivo alle prove.
Idea guida in entrambi i casi: progettare la visibilità come requisito.
Su Bitcoin, riducete la linkability con separazione dei contesti, P2TR, coin control e pratiche di change sane; su Monero, sfruttate gli strumenti nativi (subaddress, RingCT) e una prova di pagamento mirata.
Così mantenete riservatezza operativa senza rinunciare a tracciabilità, governance e conformità normativa.
In ogni scenario, evitate “soluzioni miracolose”: più che la lunghezza del prompt o la moda del tool, contano perimetro, fonti e processo con cui producete e interpretate evidenze.
Per un team che vive di dati e responsabilità decisionale, la domanda non è “chi vince”, ma quale combinazione offre il miglior rapporto tra rischio informativo, costo operativo e tracciabilità richiesta dal contesto.
























