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TRADING: LA TASSAZIONE DEL CAPITAL GAIN

Aggiornamento: 24 ott 2023


tassazione capital gain

Cos’è il Capital Gain?

I capital gain rappresentano il profitto realizzato dalla vendita di un bene o un investimento, come azioni, obbligazioni, immobili o altri beni, questi vengono anche chiamati "plusvalenze".

Questi guadagni sono soggetti a tassazione in molti paesi e le aliquote fiscali possono variare notevolmente.


La tassazione dei capital gain può essere determinata in base a diverse variabili, tra cui la durata del possesso dell'attivo (periodo di detenzione), il tipo di attivo venduto e il reddito complessivo del contribuente.

In molti paesi, i capital gain a breve termine, derivanti dalla vendita di attivi detenuti per un breve periodo, sono tassati a una tariffa più elevata rispetto a quelli a lungo termine, questi paesi possono applicare aliquote fiscali più basse ai capital gain a lungo termine per incentivare gli investimenti "long term".


Al contrario, i capital gain a breve termine possono essere soggetti a aliquote più elevate, spesso in linea con le aliquote fiscali ordinarie, in alcune nazioni esistono agevolazioni fiscali o esenzioni per specifici tipi di capital gain.

Troviamo poi giurisdizioni dove i capital gain derivanti dalla vendita di un immobile potrebbero essere addirittura esentati da tassazione fino a determinate soglie.


È importante tenere presente che le regole sulla tassazione dei capital gain possono variare da paese a paese e possono cambiare nel tempo a seguito di modifiche legislative.


Quali regimi fiscali esistono nel trading?


Se stai cercando opzioni di investimento che tengano conto in modo efficiente della tassazione sui capital gain, il nostro team cercherà di spigarti in maniera semplificata le principali differenze che potresti trovare.


REGIME GESTITO e REGIME DICHIARATIVO

Le principali differenze tra il "regime gestito" e il "regime dichiarativo" nel trading riguardano il trattamento delle tasse sulle plusvalenze e le modalità di dichiarazione dei guadagni.


Vediamo un confronto tra i due regimi:


Regime Gestito:

  1. Ruolo dell'Intermediario: Nel regime gestito, l'intermediario finanziario (come una società di gestione patrimoniale) agisce come sostituto d'imposta. Questo significa che è responsabile per il calcolo e il pagamento delle tasse sulle plusvalenze per conto dell'investitore. L'investitore non deve compilare la dichiarazione dei redditi per questi investimenti perchè sono già tassati alla fonte.

  2. Compensazione delle Plusvalenze e Minusvalenze: Nel regime gestito, è possibile compensare sia le plusvalenze che le minusvalenze. Ciò consente all'investitore di ridurre l'imponibile totale utilizzando le perdite per compensare i guadagni.

  3. Facilità di Gestione Fiscale: Gli investitori nel regime gestito beneficiano della semplificazione del processo fiscale. Non devono preoccuparsi di calcoli dettagliati o di compilare la dichiarazione dei redditi per questi investimenti.

Regime Dichiarativo:

  1. Ruolo dell'Investitore: Nel regime dichiarativo, l'investitore è responsabile del calcolo delle plusvalenze e delle minusvalenze, della dichiarazione dei guadagni nella dichiarazione dei redditi e del pagamento delle relative imposte. L'investitore deve tenere traccia accurata delle operazioni e dei guadagni.

  2. Compensazione delle Plusvalenze e Minusvalenze: Le regole sulla compensazione delle plusvalenze e minusvalenze possono variare da paese a paese e da regime a regime. In alcuni casi, le minusvalenze possono essere utilizzate solo per compensare altre minusvalenze o possono avere restrizioni sulla compensazione con le plusvalenze.

  3. Complessità Fiscale: Il regime dichiarativo richiede all'investitore una maggiore comprensione delle leggi fiscali e il coinvolgimento diretto nella gestione fiscale. È necessario tenere traccia accurata delle transazioni e fare calcoli precisi per la dichiarazione dei redditi.

Secondo le nostre analisi, il regime gestito sembra essere particolarmente vantaggioso per gli investitori con orizzonti temporali a medio o lungo termine.


Quali tipi di redditi dobbiamo considerare?

Il "capital gain" è un termine utilizzato per riferirsi ai redditi derivanti dalla gestione di capitale e comprende due categorie principali di rendimenti: i redditi da capitale e i redditi diversi.


I redditi da capitale sono quei redditi che sono caratterizzati dalla certezza e dalla prevedibilità. Questi includono interessi pagati dalle obbligazioni e altri rendimenti legati direttamente alla gestione del capitale.

I redditi da capitale sono, per loro natura, positivi e costanti. Esempi di questi redditi includono gli interessi generati da un conto corrente, i dividendi pagati dalle azioni e i profitti ottenuti dalla vendita di fondi comuni di investimento o Sicav, così come i proventi derivanti da polizze assicurative.


D'altra parte, ci sono anche i redditi diversi, che rappresentano una categoria più ampia di rendimenti. Questi possono variare notevolmente e non sono necessariamente legati alla gestione diretta del capitale.

I redditi diversi possono includere una vasta gamma di fonti di reddito, tra cui redditi da lavoro autonomo, affitti, royalties, e così via. A differenza dei redditi da capitale, i redditi diversi possono essere variabili e possono essere positivi o negativi a seconda delle circostanze.


Nel calcolo della base imponibile per l'imposta sul capital gain, è importante notare che i rendimenti da capitale, essendo per natura positivi e legati alla gestione diretta del capitale, non possono essere compensati da minusvalenze di natura simile. In altre parole, non è possibile utilizzare le perdite da capitale per compensare i guadagni da capitale.


La tassazione di questi rendimenti segue il principio di cassa, il che significa che vengono tassati al momento del loro realizzo effettivo. In questo processo, il sostituto d'imposta ha il compito di raccogliere l'imposta dovuta e inoltrarla alle autorità fiscali.


Questo sistema semplifica la procedura fiscale per gli investitori, poiché non devono preoccuparsi di compilare la dichiarazione dei redditi per questi rendimenti, in quanto il sostituto d'imposta si occupa della tassazione in loro vece.


I rendimenti da capitale positivi quindi non possono essere compensati da minusvalenze simili nel calcolo dell'imposta sul capital gain.

La tassazione di tali rendimenti avviene al momento del realizzo, e il sostituto d'imposta si occupa del pagamento dell'imposta alle autorità fiscali, semplificando la procedura per gli investitori.


Quanto è l'aliquota in Italia per chi fa trading?

Dal punto di vista fiscale, il guadagno in conto capitale, noto come capital gain, rientra nella categoria dei redditi diversi per le persone fisiche e gli investitori.

In Italia, l'aliquota fiscale per il capital gain è stabilita al 26%.


Questa stessa aliquota viene applicata anche ai dividendi distribuiti dalle azioni e alle plusvalenze ottenute dalla vendita di quote in Fondi Comuni d'Investimento o ETF.


È importante notare che esistono alcune eccezioni alla tassazione standard del capital gain.

Ad esempio, i titoli di stato, come i BOT, i BTP, i CCT e i CTZ, godono di una tassazione agevolata, con un'aliquota fiscale del 12,5%. Questa agevolazione fiscale si estende anche ai titoli di stato emessi da enti locali o istituzioni internazionali come la World Bank e la BEI.


Inoltre, la tassazione agevolata si applica ai titoli di stato emessi dai governi stranieri dei paesi che sono inclusi nella "white list".

Questa lista comprende paesi con i quali l'Italia ha accordi fiscali agevolati. Pertanto, i guadagni derivanti da investimenti in titoli di stato di questi paesi saranno soggetti a un'aliquota fiscale agevolata del 12,5%.


Esistono dei "paradisi fiscali" nel mondo?

Il termine "paradiso fiscale" fa riferimento a una giurisdizione o uno Stato che offre condizioni fiscali favorevoli, spesso caratterizzate da imposte basse o addirittura inesistenti sul reddito e sui guadagni derivanti dagli investimenti finanziari.


Questa attrattiva fiscale attira flussi di capitali considerevoli da paesi stranieri in cambio di una tassazione estremamente ridotta o assente.


I paradisi fiscali consentono a individui e imprenditori di ridurre in modo significativo il carico fiscale e, in alcuni casi, di evitare di pagare imposte sui loro redditi e investimenti. Spesso, questi paesi offrono anche servizi di segretezza bancaria e protezione dell'identità dei titolari dei conti bancari.


La ricerca del miglior paradiso fiscale per la protezione del reddito e della ricchezza è una priorità per gli individui e le famiglie più abbienti del mondo.


In questi luoghi, privati ed imprenditori possono spostare i loro capitali, affidandosi al segreto bancario e creando società offshore per ottimizzare la loro situazione fiscale e proteggere i loro beni.

La "protezione estera" è un elemento cruciale dell'attività offshore, con l'obiettivo di preservare la riservatezza finanziaria e beneficiare di condizioni fiscali vantaggiose.


Quali sono i "paradisi fiscali" con maggior segretezza nel mondo?

Oggi, possiamo constatare che i paradisi fiscali di maggiore rilevanza si trovano disseminati in tutto il mondo.

Questi paradisi fiscali includono sia piccole nazioni che grandi potenze economiche, creando un panorama diversificato.

L'analisi e la classificazione dei principali paradisi fiscali mondiali sono condotte dalla Tax Justice Network, un'organizzazione non governativa specializzata nella ricerca, analisi e promozione di normative fiscali e finanziarie trasparenti a livello globale.


Questa ONG pubblica il Financial Secrecy Index (FSI) 2022, un'importante classifica che tiene conto del grado di segretezza finanziaria e del sistema giuridico dei vari Paesi.



Il risultato di questa classifica offre una panoramica dei principali paradisi fiscali, includendo sia nazioni di dimensioni ridotte che alcune tra le più potenti economie mondiali.


Prima di esaminare la classifica, è fondamentale comprendere appieno cosa siano i paradisi fiscali e come funzionino nel contesto finanziario internazionale.


Le caratteristiche di un paradiso fiscale

Un paradiso fiscale, o "tax haven," è un Paese che è in grado di finanziare la propria spesa pubblica anche in assenza di un'imposta sul reddito.


Questi Paesi attirano l'interesse internazionale perché consentono a individui non residenti di stabilirsi nel loro territorio al fine di evitare di pagare imposte nel loro Paese d'origine.

L'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) definisce quattro criteri fondamentali per identificare un paradiso fiscale:

  1. Aliquote fiscali nominali pari a zero o basse: Il sistema fiscale del Paese offre aliquote fiscali molto basse o nulle.

  2. Assenza di uno scambio di informazioni efficace: Il Paese non collabora adeguatamente con altri Paesi per lo scambio di informazioni fiscali.

  3. Mancanza di trasparenza legislativa, legale o amministrativa: Il Paese manca di trasparenza nelle sue leggi, regolamenti e amministrazione fiscale.

  4. Assenza di valide ragioni economiche per gli investimenti: Gli investimenti effettuati nel Paese sono principalmente motivati da vantaggi fiscali anziché da ragioni economiche legittime.

Inoltre, i paradisi fiscali possono presentare ulteriori caratteristiche, tra cui:

  • Offrire forme di riservatezza come segreto bancario e trust.

  • Fornire servizi off-shore con aliquote fiscali basse per stranieri.

  • Avere un settore finanziario sproporzionato rispetto all'economia locale.

  • Non interferire significativamente con l'attività imprenditoriale delle aziende.

  • Mantenere stabilità politica.

  • Essere sede di numerose società di consulenza professionale per assistere gli investitori stranieri.

L'OCSE ha compilato un elenco di Paesi che soddisfano questi criteri e che sono considerati paradisi fiscali, spesso a causa della loro mancanza di cooperazione fiscale internazionale.


Una lista dei maggiori paradisi fiscali nel mondo

Il Financial Secrecy Index (FSI) è una classifica che valuta i paesi e i territori in base alla segretezza finanziaria e alla rilevanza globale dei servizi offerti.

Questa analisi è condotta dalla Tax Justice Network, un'organizzazione non governativa specializzata nella ricerca e nell'analisi della regolamentazione fiscale e finanziaria internazionale.

I paesi più grandi paradisi fiscali nel mondo, secondo il FSI e le fonti disponibili, possono variare nel tempo a seconda delle politiche fiscali e delle normative vigenti.

Alcuni dei paesi che tradizionalmente sono stati considerati tra i più grandi paradisi fiscali includono:


1 Isole Kayman

2 Stati Uniti d'America

3 Svizzera

4 Hong Kong

5 Singapore

6 Lussemburgo

7 Giappone

8 Olanda

9 Isole Vergini Britanniche

10 Emirati Arabi Uniti

11 Guernsey

12 Regno Unito

13 Taiwan

14 Germania

15 Panama

16 Jersey

17 Thailandia

18 Malta

19 Canada

20 Qatar


In molti casi, i paradisi fiscali potrebbero non sembrare tali agli occhi dei cittadini dei paesi in questione.

Ad esempio, per i cittadini degli Stati Uniti o del Canada, potrebbe non sembrare che i loro paesi siano paradisi fiscali.


La situazione cambia però quando si tratta di cittadini non residenti in questi stati, a causa di lacune o asimmetrie nelle leggi fiscali straniere. Inoltre, va notato che molti dei paesi considerati paradisi fiscali per la gestione della ricchezza individuale sono anche utilizzati da società importanti per alleggerire il carico fiscale sugli utili.


Nel rapporto del 2021 del Tax Justice Network sulla classifica dei paradisi fiscali aziendali, le Isole Vergini britanniche, le Isole Cayman e le Bermuda sono state elencate come i primi tre paradisi fiscali aziendali.

Le persone possono creare società offshore in questi paradisi fiscali per nascondere la loro ricchezza, ma spesso le società vengono costituite direttamente in questi luoghi per beneficiare di una pressione fiscale inferiore.

Va notato che il panorama dei paradisi fiscali potrebbe subire cambiamenti significativi.

Nel giugno 2021, il G7 ha raggiunto un accordo per tassare le multinazionali in base alle entrate generate in ciascun paese, anziché in base alla sede della società.

Questo accordo ha anche stabilito una tassa minima globale del 15%.

Un totale di 130 paesi ha accettato questo accordo, tra cui l'India, la Cina, il Regno Unito e le Isole Cayman. Questi sviluppi potrebbero avere un impatto significativo sulle pratiche di evasione fiscale a livello globale.


I paesi in black list a livello fiscale

È importante distinguere la classifica dei paradisi fiscali presentata in questo articolo dalla lista dei paesi black list in Italia, che riguarda il trasferimento di residenza delle persone fisiche.


La lista dei Paesi black list rappresenta un elenco di nazioni in cui è in vigore un regime fiscale privilegiato, caratterizzato da un livello di tassazione molto basso o nullo.

In aggiunta al regime fiscale agevolato, questi Paesi solitamente si distinguono per l'assenza di meccanismi di scambio di informazioni fiscali con altri Paesi.

Questi territori sono comunemente definiti paradisi fiscali.


Attualmente, l'unica black list italiana (DM 4 maggio 1999) viene utilizzata per attivare l'inversione dell'onere della prova riguardo all'effettiva residenza fiscale dei cittadini italiani che si trasferiscono nei Paesi indicati nella lista (articolo 2, comma 2-bis del Testo unico).


Tutte le altre liste di paesi black list sono state sostituite da normative specifiche.

Se desideri approfondire ulteriormente il tema dei paesi black list in Italia, ti consiglio di leggere l'articolo dedicato ai "Paesi black list."


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