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JESSE LIVERMORE: IL TRADER E L'UOMO.



Jesse Livermore non fu solamente una figura di rilievo nel panorama di Wall Street, ma nel corso delle prime decadi del XX secolo, divenne un personaggio di fama mondiale.

Si sposò con una rinomata danzatrice di cabaret e fu il proprietario di una delle residenze più lussuose e imponenti dell'epoca.


Nato in una umile realtà, Livermore costruì la sua reputazione partendo dal basso: iniziò la sua carriera come factotum in una borsa valori, dove la sua innata competenza numerica lo condusse direttamente in cima alla classifica dei trader più profittevoli di sempre.


Nel corso della crisi del 1929, di cui fu uno degli attori principali e durante la quale accumulò centinaia di milioni di dollari (equivalenti oggi a miliardi), J.P. Morgan, all’epoca la figura più influente del mondo finanziario, lo esortò a cessare le vendite allo scoperto per tentare di arginare quella che si rivelò in seguito essere la peggiore crisi finanziaria ed economica di sempre.


Le sue affermazioni leggendarie, tra cui quella secondo cui l’arte della speculazione è antica quanto il mondo, continuano a essere diffuse per un motivo molto semplice: mantengono un significato eterno.


C’è un accordo unanime sul fatto che Livermore commise almeno un errore grave, soprattutto considerando che, dopo aver accumulato decine di milioni di dollari, si ritrovò invischiato in un debito di enormi proporzioni, che probabilmente contribuì, seppur non in maniera esclusiva, al suo tragico destino.


Come è noto, Jesse Livermore si suicidò nel bagno di un bar, lasciando un biglietto di addio in cui riconosceva il fallimento della sua esistenza, contrassegnata da grandi opportunità sprecate, da matrimoni infelici e da ripetute ricadute nell’alcolismo.


A questo punto, quale giudizio formulare su un uomo così sfortunato ed al contempo tanto abile da essere addirittura accusato di aver favorito (se non causato!) l’enorme crollo del 1929 e tutte le successive difficoltà dei mercati americani fino al 1940, anno della sua triste scomparsa?


TECNICHE E COMPETENZE DI JESSE LIVERMORE

Come affermerebbe Shakespeare, il nostro obiettivo non è esplorare l’attrattiva letteraria di uno degli investitori più colorati, appariscenti e temuti di tutti i tempi, ma piuttosto identificare gli errori di origine extra-esistenziale che lo condussero al crollo finanziario e, parallelamente, esaminare le tecniche e le competenze che lo portarono a realizzare profitti così straordinari.


Iniziamo dai suoi enormi guadagni (che gli permisero uno stile di vita sfarzoso), tenendo presente che le ricostruzioni tecnico-biografiche derivano dal noto testo “Reminiscences of a Stock Operator” di Edwin Lefèvre e da “How to Trade Stocks” dello stesso Livermore, dai quali è possibile estrapolare le regole fondamentali per il trader di ogni epoca e luogo.


Livermore, a Boston, era un giovane incaricato di annotare le variazioni dei prezzi.

Dotato di un intuito eccezionale, memorizzò fin dai primi giorni quei movimenti delle quotazioni che precedevano grandi rialzi o ribassi repentini.


Intellettualmente padrone di queste deduzioni sicure, iniziò a svuotare i bucket shop (agenzie per scommettitori, le uniche a cui poteva accedere a causa della sua giovane età).

Nell’età adulta, libero di esprimersi finanziariamente, si trasferì infine nella Grande Mela, primo mercato al mondo e li iniziò a investire e guadagnare vertiginosamente.


Pertanto, prestiamo attenzione alla sua prima caratteristica:

l’intuizione suprema dei pattern che precedono le inversioni di tendenza!


Tuttavia, Livermore, nelle speculazioni, a differenza della vita privata, era molto disciplinato, e non nascondeva la sua capacità di attendere i segnali buoni, senza cercare di forzare, emotivamente e inutilmente, il corso dei vari trade.

Sosteneva che gli investitori perspicaci e calmi sono merce rara.

E che gli altri non sono realmente battuti dal mercato, ma “si abbattono da soli”, perché non sono in grado a controllarsi.

E qui emerge un problema immenso, proprio mentre andiamo a chiudere un cerchio importante del mondo del trading.


Livermore sembra avvertirci che non è difficile elaborare una strategia vincente.

È piuttosto difficile attenersi alle sue regole!


Non è difficile elaborare una strategia vincente?

Certo, Jesse era convinto che i profitti potessero essere realizzati solo all’interno dei grandi trend.

Consigliava quindi di rimanere fermi e tranquilli nelle fasi di lateralità, in agguato come felini insidiosi.

A suo parere, la borsa non era in grado di riservare troppe sorprese, perché la storia della speculazione era già stata ampiamente scritta.

Essenziale, quindi, riuscire a considerare la finanza come una sfida intellettuale, da vincere con modestia, applicazione e carattere.


LE AZIONI DA EVITARE SECONDO LIVERMORE

Naturalmente, bisogna controllare i quattro peccati capitali dello speculatore: ignoranza, avidità, paura e speranza.


Questi ultimi due concetti meritano un’analisi particolare: se ho in portafoglio un titolo che “non sta performando bene”, non dovrei sperare che “migliori prima o poi”, ma piuttosto temere che possa peggiorare ulteriormente.


Al contrario, se ho un titolo che “sta performando bene”, non dovrei temere che interrompa la sua ascesa, ma piuttosto sperare che continui.


Vi invitiamo a riflettere su queste considerazioni che hanno la caratteristica di suggerire l’uso appropriato delle emozioni nei mercati finanziari.


Secondo Jesse, nessun consiglio riservato può portare alla ricchezza, così come nessun libro può insegnare l’arte della speculazione.


Questa è illustrata molto più efficacemente dallo studio rigoroso dei propri errori.

Sfortunatamente, questi ultimi possono anche essere molto pesanti, perché “il Destino non ti permette sempre di stabilire il costo del tuo apprendimento.”


QUANDO ACQUISTARE E QUANDO VENDERE

Inoltre, l’arte della speculazione non ha nulla a che fare con la disciplina degli investimenti.

Come poi condiviso anche da Ed Seykota, non è necessario elaborare spiegazioni complesse sull’aumento o sulla diminuzione di una quotazione.


È piuttosto consigliabile sfruttarla con il minor tempo di reazione possibile.


Per Livermore “acquistare un titolo durante un aumento dei prezzi è la tecnica migliore per andare LONG.”

E lo stesso discorso, ovviamente, vale per il ribasso: vendere allo scoperto e in grande quantità quando un titolo ha iniziato la discesa!

Per quanto riguarda la questione del momento giusto per vendere, nessun dubbio: non illudersi mai di poterlo fare al massimo.

Si deve invece procedere alla liquidazione dopo un “ribasso moderato”, se non c’è stato un recupero effettivo.

Al contrario, se le cose vanno male, affrettarsi a chiudere le posizioni, evitando la diffusa quanto autentica follia di acquistare ancora “per mediare il prezzo”.


SPECULARE È UNA PROFESSIONE IMPEGNATIVA E MOLTO DURA

Lo speculatore, secondo il mitico Jesse, vive di una professione impegnativa e molto dura.

La mente e il fisico devono essere continuamente in azione.

Rilassarsi può significare una rapida perdita del capitale.


Riassumiamo le regole che lo portarono agli immensi profitti di cui abbiamo parlato:

  1. individuare i punti di inversione di tendenza e stare pronti a seguire il trend

  2. seguire sempre i grandi trend, a rialzo o a ribasso

  3. liquidare le posizioni in perdita e mantenere il più a lungo possibile quelle in profitto

  4. non credere alle informazioni riservate e imparare dai propri errori

  5. lavorare e concentrarsi incessantemente sull’andamento dei mercati

Come tutti i grandi trader, Jesse era una personalità estremamente complessa: calcolatore e analitico quando si trattava di mercati, ma di animo nobile e sensibile nella sfera privata.

Non smise mai di preoccuparsi degli altri e del bene comune.

Fu aiutato da persone gentili (come lui stesso le descrive) quando perse tutto e non dimenticò mai quello che gli altri fecero per lui.


Quando J.P Morgan gli chiese di intervenire per il bene del paese, non esitò a mettere da parte i suoi interessi personali.

La sua sensibilità segnò in un certo senso la sua rovina.


Afflitto dal comportamento della moglie e dei figli durante e dopo il divorzio, non si riprese mai emotivamente dalla delusione e dalla tristezza che questi eventi gli causarono.


Perse la sua fenomenale sincronia con il mercato e morì suicida all’età di 63 anni sparandosi un colpo alla testa il 28 Novembre del 1940 nel guardaroba di un hotel di Manhattan.


La sua storia di uomo d’affari, e di uomo di grandi valori, merita di essere tramandata nell'eternità.





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